Impressioni su Città del Messico

Impossibile descrivere Città del Messico dopo una visita di soli tre giorni.
Si può solo cercare di raccontare le impressioni e le sensazioni raccolte cercando di immergersi in quelle, poche, parti della città che abbiamo visitato. In ordine rigorosamente sparso.

Prima di tutto i bambini. Una multitudine; ovunque ti muovi trovi famiglie con 3,4, 5 bambini. Allegri, rumorosi, vivaci, si muovono da padroni in qualsiasi ambiente. Nei posti affollati e nei mercati, vendono delle cinghie di nailon che servono per tenerli, agganciandole alla vita o al polso. All’inizio pensavo fosse un’aberrazione; alla fine, solo una necessità. Indispensabili, se non vuoi perderli.

I venditori di strada. Si vende di tutto, ovunque e comunque. A differenza di altri paesi visitati, non ti pressano e tormentano con le loro offerte; si limitano a indicarti la loro mercanzia. In alcune zone e in alcuni giorni (durante il fine settimane), creano un caos continuo e rumoroso in cui districarsi è un’impresa. Per continuare il capitolo sul vintage delle bancarelle: yo yo, spirografi, animaletti di legno snodati, trenini a molla.

I poliziotti vestiti come Robocop nel quartiere di Zòcalo e i vigilantes nei negozi, con fucile a pompa esibito insieme con le cartucce nel cinturone.

Cosa non si riesce a mangiare per strada. A tutte le ore, in piedi, seduti, camminando. Tortillas, peperoni ripieni, pasta fritta dolce e zuccherata, foglie di cactus fritte, enchilada, riso in tutti i modi e con tutte le salse, paste di marzapane colorate, budini dai colori improbabili, cavallete fritte ( e l’elenco potrebbe andare avanti per pagine e pagine)

Un ingorgo di jogger nel più importante parco/vivaio della città, lungo un percorso appositamente attrezzato, dove sembrano convergere la domenica mattina tutti gli amanti della corsa della città.
Nello stesso parco tutte le possibili arti marziali rappresentate e praticate da persone di ogni età.

Ballerini compulsivi nella piazza del mercato di Coyocan, che ogni domenica mattina si ritrovamo per ballare e cantare fino a sera. Le stesse coppie e gli stessi ballerini danzano per ore apparentemente senza stancarsi. Tra gli altri, l’anziano signore azzimato con scarpe bianche e nere e giacca rigorosamente bianca che si muove con passi impercettibili, la procace signora che con movenze sensuali soverchia il suo minuscolo partner (peraltro bravissimo ballerino), il vecchietto con cappello da alpino, molto ricercato dalle signore sole.

Il ballerino di Plaza Coyocàn.
Il ballerino di Plaza Coyocàn.

La ricerca (non sempre con successo) dei murales della rivoluzione di Ribeira, Siqueiros e degli altri aristi che hanno raccontato la rivoluzione messicana, sparsi per tutta la città, in edifici pubblici, mercati, a volte musei.

La magia della casa di Frida Kahlo (Casa Azul).

Scoprire il ritratto di Venustiano Carranza, presidente messicano dei primi decenni del ‘900 (che combattè contro Zapata) identico in tutto e per tutto, compreso l’abbondante pizzo sul mento, a Zio, vecchio amico da sempre così soprannominato, edicolante in viale Campania (impressionante la somiglianza).

Visitare le piramidi del sole e della luna di Tehoticuàn di prima mattina, praticamente soli (almeno all’inizio).

I ragazzi che in piazza Coyocan “ricamano per la pace” e che racconterò nel prossimo post.

Per finire:

Ottima scelta per soggiornare: Red Tree House, bed and breakfast nel quartiere di Condesa.
Tranquillo , accogliente, curato, con l’occasione di conoscere e condividere colazione e chiacchiere con gli altri ospiti.
Ristoranti che abbiamo visitato: La Capital e Lampuga, sempre a Condesa. Los Danzantes nel quartiere di Coyocan (capitolo a parte su cibo e cucina in un prossimo post).

Ora in volo, direzione La Paz, Baja California.

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2 Comments

  1. Grazie Roberto, è molto piacevole leggere da casa il tuo diario di viaggio, dai toni discreti, ricco di informazioni, apre spazi di libertà alla fantasia e alla curiosità sui luoghi che descrivi. Un caro saluto a te e Barbara e….go on!

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