Non si può non parlare di Olimpiadi in questi giorni, e non si può non parlare delle Olimpiadi di Città del Messico del 1968.
Olimpiadi molto importanti e segnate da fatti, rimasti nella storia.
Tutto cominciò già nei giorni precedenti l’inizio, con la strage di piazza delle Tre Culture, dove l’esercito della dittatura allora al governo del paese, aggredì una manifestazione di protesta degli studenti che chiedevano libertà e democrazia.
Parlando di proteste, il fatto più eclatante e che ha segnato con un’immagine diventata una delle icone del ’68 e della protesta dei neri americani, fu la contestazione di Tommie Smith e John Carlos della cerimonia di premiazione della finale dei 200 metri. L’immagine dei loro pugni in un guanto nero, ha lasciato un segno indelebile ed’è stata decisiva per il passaggio verso l’uguaglianza di diritti del popolo afroamericano (i giornali – anche italiani – parlavano nei testi e nei titoli di “negri”). Il video della premiazione.
Sul piano sportivo (ma i record di Smith e Carlos, lasciarono comunque un segno), da ricordare il salto in lungo di Beamon (8,90 mt., imbattuto per 22 anni) e il salto in alto “rivoluzionario” di Fosbury.
Tutto questo, ai 2400 metri di altitudine di Mexico City, con tutti i dubbi sull’impatto su performance, allenamenti e resistenza degli atleti, in un anno fondamentale come il 1968.